L’angolo del bibliotecario: “La variabile nascosta” di Gianfranco Manes su Valdichiana Oggi
27 Ottobre 2020

Le mie incursioni nel genere thriller non sono frequenti, normalmente preferisco addentrarmi in trame mainstream con le quali ho maggiore confidenza di lettore, ma da un po’ di tempo a questa parte accade dentro di me un fatto strano che fa riferimento al tempo malato che ci è toccato in sorte di vivere e che viene talvolta a modificare questa abitudine. Infatti, ogni volta che la pandemia si ripresenta con maggiore livore, limitando le nostre semplici libertà quotidiane e innalzando il livello di ansia collettiva, sento come il bisogno, paradossale se volete, di cercare una dimensione letteraria ancora più angosciante che in un certo senso mi convinca che il fondo non è stato raggiunto e che il peggio è ancora lontano. In questi momenti dunque mi rifugio nella cosiddetta letteratura di genere (sia chiaro, con questa definizione non intendo in alcun modo sminuirne il valore), coprendomi con la calda trapunta di un’inquietudine che, a differenza di quella che purtroppo dobbiamo affrontare nella realtà, ha l’enorme vantaggio di provenire esclusivamente dalla fantasia di uno scrittore.

E’ il caso di “La variabile nascosta” recentemente pubblicata da Diarkos, giovane editore di cui proprio con questo titolo esploro per la prima volta il catalogo. Un thriller, o meglio ancora una spy story, che si muove con acume tra i meandri nascosti della grande storia ufficiale. D’altra parte l’autore, Gianfranco Manes, ha alle spalle un solido percorso accademico in ambito scientifico che sicuramente lo aiuta ad affrontare tematiche affascinanti, ma alquanto ostiche.

La storia prende le mosse da uno stratagemma narrativo del tipo sempreverde (il casuale ritrovamento di un manoscritto) per portare il lettore all’interno di Uranverein, il programma di ricerca della Germania Nazista per la creazione della bomba atomica. Qui incontriamo molti importanti personaggi storici realmente vissuti come Heinrich Himmler, capo supremo delle famigerate SS e gli scienziati Premi Nobel Niels Bohr e Werner Heisenberg. Attraverso di essi e di altri protagonisti e comprimari veri o inventati si dipana una storia complessa e verosimile di cui non posso dare conto senza fare spoiler, ma che tenta di rispondere ad alcune domande che gli storici della Seconda Guerra Mondiale si pongono da sempre: per quale motivo la Germania, che era sicuramente in possesso di avanzati progetti sull’atomo e i suoi usi bellici, fu sopravanzata dagli Stati Uniti d’America? Quali trame nascoste, quali dubbi etici, quali rapporti personali hanno frenato gli scienziati tedeschi? Ebbene, questo libro propone delle risposte che, per quanto inusitate, appaiono credibili, a riprova del fatto che spesso la creazione letteraria può ambire a sembrare più vera del vero.

 

Anche sul piano stilistico, pur se si ravvisa qua e là qualche appesantimento didascalico di troppo che però, dato l’argomento, si può di certo perdonare e nonostante qualche leggera rigidità lessicale nei dialoghi, il risultato complessivo è assolutamente positivo.

Insomma, leggetelo, mi saprete dire.

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