I Longobardi. Un popolo alle radici della nostra Storia di Elena Percivaldi su Septem Literary
29 Ottobre 2020

Con “I Longobardi. Un popolo alle radici della nostra Storia” torno a leggere, con grande piacere, Elena Percivaldi. Sarà una grande soddisfazione, appena possibile, assistere dal vivo a una sua  conferenza.

Storica medievista, giornalista e studiosa appassionata, la Percivaldi dedica questo volume edito da Diarkos ai Longobardi. Ho avuto modo, durante la visita al castello di Trezzo e al museo annesso nell’antiquarium, di vedere riproduzioni, e non, di tombe e corredi funebri dell’epoca Longobarda. Ritrovamenti della zona di San Martino, vicino a Trezzo sull’Adda.

Il saggio in questione è un’analisi, uno studio minuzioso, della vicenda dei Longobardi in Italia. La prima parte è interamente dedicata a una sorta di compendio sulle origini, anche misteriose, dei Longobardi. Chi erano? Se in passato le fonti, le ricerche archeologiche, erano poche e scarse, i ritrovamenti sfumavano tra il mito e la leggenda, oggi possiamo ritenerci più ricchi da questo punto di vista.

La comunità scientifica è tutt’oggi divisa circa alcune teorie riguardanti le origini e la loro identità. Essi esistevano da un tempo assai remoto, si pensi che scrittori antichi quali: Strabone, Tacito, Velleio li definivano già con il loro nome attuale: “Longobardi”.

L’arrivo dei Longobardi in Italia fu motivo di cambiamento radicale sociale, non già per la popolazione quanto più per la classe dirigente romana. Viene così raccontata l’ascesa, il periodo di massima espansione, il tramonto del regno e la fine. I Longobardi si integrarono nel territorio italico, promulgarono quello passato alla storia come Editto di Rotari, prima raccolta scritta delle leggi longobarde, scritto in latino ma con parole in longobardo. Si integrarono anche dal punto di vista religioso, dal paganesimo di origine si convertirono al cattolicesimo.

La seconda parte del saggio di Elena Percivaldi è un excursus che analizza la popolazione longobarda a 360 gradi. Attraverso le analisi delle fonti scritte, pensiamo al grande narratore Paolo Diacono, che ne scrive lungamente e in maniera approfondita nel suo Historia Langobardorum, opera che consta di ben sei libri; attraverso le fonti materiali, nella fattispecie gli oggetti rinvenuti nei secoli durante gli scavi archeologici, si può ricostruire un volto per questa popolazione.

Mi ha colpito in maniera particolare il culto di San Michele Arcangelo, sapete che ne sono da sempre affascinata.

“Il processo di conversione al cattolicesimo fu probabilmente “facilitato” dalla fondazione, durante tutto il VII e l’VIII secolo, di numerosi monasteri e chiese, e dalla promozione del culto dei santi cui erano intitolati”

Il princeps militiae caelestis colui che guidò l’esercito celeste contro gli angeli ribelli, il suo culto era assai diffuso nel mondo tardo romano-bizantino. Aveva in comune alcune caratteristiche con Odino: essere guerriero, capacità di dominare gli elementi, stretto legame con il mondo dei defunti. Uno dei santuari di spicco era San Michele a Susa, la prima tappa in Italia della Via Sacra Longobardorum, la Via Sacra dei Longobardi. Itinerario percorso dai pellegrini che da Mont Saint- Michel in Normandia, conduceva a San Michele sul Gargano e fino in Terra Santa.

Un accenno doveroso alla mia città natale: Monza. La città di Monza ebbe il ruolo di capitale estiva del regno, scelte di Agilulfo e Teodolinda, quest’ultima, regina dei Longobardi dal 589 al 626.
Vi fecero edificare un Palazzo Reale con annessa una cappella palatina dedicata a S. Giovanni Battista. Il Palazzo e la Basilica vennero demoliti tra XIII e XIV secolo per fare posto all’attuale Duomo di Monza.
Degli edifici longobardi restano solo alcuni materiali edilizi e una torre alta 18 metri, inglobata nell’abside del duomo odierno. La torre costruita nel VI secolo fungeva da elemento di difesa del Palazzo Reale.

Un lavoro di ricostruzione storica straordinario, ancora di più in virtù di tutte le difficoltà che possiamo immaginare per la vastità di bibliografia esistente, le nuove scoperte archeologiche e per le diatribe scientifiche in essere.

 

La vicenda dei Longobardi ebbe un impatto decisivo sulla storia italiana. La loro influenza fu duratura nelle istituzioni, negli usi e nel diritto, e il loro retaggio si può percepire nella lingua che parliamo e nei monumenti che costruirono, alcuni dei quali dal 2011 sono inclusi nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco. La loro fu un’invasione improvvisa e violenta o una migrazione progressiva? Si trattava davvero di una stirpe granitica e vicina alla “barbarie primitiva”, o di un popolo che seppe adattarsi e trasformarsi “sul campo”? Rappresentando una sintesi tra eredità classica e nuovi apporti “barbarici”, i Longobardi risultarono decisivi come “ponte” tra Mediterraneo e nord Europa e si fecero protagonisti dei cambiamenti geopolitici che, agli albori del Medioevo, hanno costituito la base per la formazione della futura identità del Continente. Questo libro ripercorre l’epopea longobarda in maniera accessibile, alla luce di aggiornate acquisizioni del dibattito storiografico e di recenti ritrovamenti archeologici.

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