MOSER E SARONNI. IL DUELLO INFINITO di Beppe Conti Dal 3 novembre in libreria su Settimana Sport
29 Ottobre 2020

Divisero in due l’Italia, come Coppi e Bartali. Si parlava di loro nei bar come si parla e si tifa per la Juve o l’Inter, il Milan o chi preferite voi. Anche coloro che seguivano distrattamente il grande ciclismo si schieravano dalla parte dell’uno o dell’altro. Tutti.

Moser  e Saronni, i protagonisti d’un infinito, splendido, storico duello, purtroppo l’ultimo nel grande ciclismo, all’insegna d’una rivalità che ha raggiunto picchi superiori a quella fra Coppi e Bartali. Erano le stagioni in cui gli appassionati di sport si schieravano dalla parte dell’uno o dell’altro, come si fa tifando per l’una o l’altra squadra di calcio.

L’autore visse sempre in prima fila quelle sfide e ripercorre adesso le storie di un’epoca ricca di fascino, gli anni settanta e gli anni ottanta, soffermandosi sui grandi momenti non solo del ciclismo, ma anche del calcio, della Formula Uno, del pugilato e dell’atletica, fra successi e lutti, ricordando cosa stava accadendo in Italia e nel mondo, le Brigate Rosse, i terremoti, tante tragedie, la morte dei Papi e di parecchi uomini illustri. Ma pure vicende liete e gaie della nostra vita, a partire dal Festival di Sanremo.

Un libro che si legge come un romanzo, grazie agli entusiasmanti trionfi ed agli splendidi, irripetibili litigi di Moser e Saronni.                          

 

Francesco MOSER, trentino doc, è fra i campioni più popolari del nostro grande ciclismo. Possiede alcuni primati importanti. E’ il corridore italiano che ha vinto di più, oltre 200 corse. Ha realizzato in Messico il record dell’ora in altura, poi quello <a livello del mare> al Vigorelli e quello al coperto a Stoccarda. Assieme a Fausto Coppi, è il solo campione italiano ad aver vinto un mondiale sia su strada che su pista, nella difficile specialità dell’inseguimento individuale. E’ l’unico italiano ad essersi aggiudicato il Super Prestige nel ’78, una sorta di mondiale a punti del ciclismo. La sua specialità restano le grandi classiche, tre Roubaix consecutive e per distacco, due volte il Giro di Lombardia, la Sanremo e la Freccia Vallone, la Parigi-Tours ed infine altre sfide di un sol giorno.

Beppe SARONNI, lombardo anche se nato a Novara, è stato fra i più grandi talenti di gioventù del nostro ciclismo. Forse il più grande in assoluto. A 19 anni era già professionista ed ha cominciato subito a vincere battendo campioni eccellenti, non solo Moser, anche grandi stranieri quando in gruppo c’erano ancora Gimondi e Merckx.

A 20 anni ha sfiorato il Mondiale, a 21 ha vinto il Giro d’Italia, s’è poi aggiudicato la Milano-Sanremo per distacco in maglia iridata. E da campione del mondo s’è imposto anche al Giro di Lombardia e poi nell’annata successiva al Giro d’Italia per la seconda volta.

Quando ha smesso di correre è rimasto nel ciclismo professionistico diventando un punto di riferimento per tutti in qualità di team manager di successo rifiutando - per poter svolgere bene quel compito - anche la carica di commissario tecnico della nostra nazionale.

 

Beppe Conti ha vissuto da vicino le grandi sfide del ciclismo iniziando proprio con i duelli fra Moser e Saronni a metà anni settanta, con ampie parentesi dedicate al calcio ed allo sci di Alberto Tomba, fra Mondiali e Olimpiadi. Ha debuttato alla Gazzetta dello Sport, ha vissuto una vita a Tuttosport, adesso è opinionista televisivo di Rai Sport.

Per Diarkos ha pubblicato Le leggende del ciclismo.

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