“Miti, storie e leggende” di Armando Savini, Diarkos. A cura di Alessandra Micheli sul blog Les Fleurs Du Mal
18 Gennaio 2021

Per troppo tempo religione, mito e scienza sono stati divisi da barriere apparentemente insormontabili.

Il mito, la storie e la leggenda erano relegati nella nebulosa zona dell’immaginario, assieme a simboli e archetipi.

Mentre le scienza con i fatti e le teorie da essi ricavati appartenevano di diritto al regno della famosa dea ragione.

Quella che fu la musa di ogni rivoluzione.

Eppure…

Per fortuna ci sono stati filosofi e sociologi che a questa cesura hanno reagito armandosi di ago e filo per ricucire la lacerazione profonda tra due regioni considerate opposte.

Il pericolo era che, in quella zona lacerata si annidasse tutto ciò che ragione e fantasia rifiutava ossia quel collegamento chiamato ombra. Ombra è tutto ciò che rifiutato, che privato della radiosa luce del sole, diviene pericoloso e calamita per emozioni e istinti rifiutati da ambe due gli emisferi.

Chi rifiuta signora ragione diffida e teme la prolificazione di una fantasia che, appunto perché ritenuta perniciosa diventa una sorta di mostruosità tentacolare.

E lo stesso chi rifiuta la ragione deturpa il regno dell’immaginario facendolo diventare ricettacolo di scorie e istinti.

Le ombre sono pericoloso perché non nominate, rifiutate nascoste fatte oggetto di biasimo.

E sappiamo come il rifiuto in fondo rischia di creare mostri.

Istinto e ragione, soprannaturale e meccanico si sono guardati per secoli con odio, sfida e con orrore, uno troppo diverso dall’altro, troppo incompatibile con i precetti che sostenevano le diverse posizioni.

E cosi gli emisferi mentali, immagini speculari dei due diversi universi ontologici sono stati messi in sfida uno con l’altro: chi usava il lato emotivo abbandonandolo per il razionale e vivendo di emozioni lasciate scorrere come cavalli selvaggi, e chi preferiva la mano onnipresente e soffocante della razionalità tenendo eccessivamente a bada ogni altro sentimento.ùwentrambi erano destinati a una lotta impari che rischiava di portarte ogni organismo, mentale, e sociale al collasso.

Fu grazie a Pareto con la sua teoria dei residui e a Gregory Bateson con il suo motto ne soprannaturale ne meccanico che pleroma e creatura si sono specchiati e visti, per la prima volta, scoperti di un volto unico.

Un Giano bifronte impossibile da scindere che veniva soltanto osservato a seconda dall’angolazione dello sguardo.

Ecco che pleroma e creatura divengono aspetti di una percezione che può essere binaria o unitaria.

E questo nuovo paradigma scientifico non può quindi non essere applicato anche a quelle scienze umane considerate un passatempo per intellettuali vanesi e inconcludenti.

Ecco perché il lavoro di Antonio Savini risulta un tassello fondamentale per una scienza con un approccio multidisciplinare che unisce quindi scienze “umane” ai nuovi traguardi della della fisica, della cosmologia e della psicologia.

Se usato questa forma mentis, noi possiamo leggere ogni libro sacro in doppia modalità Sia come un immaginario simbolico dell’esperienza umana a livello psico spirituale ma anche in modo scientifico con un linguaggio adatto ai tempi che poteva sposare la poetica del mito con i dettami, non dogmi, della scienza.

 

In questo senso persino la genesi può contenere elementi di rilievo cosmologico affatto diversi dalle moderne teorie della creazione dell’universo.

Con le conoscenze che abbiamo a disposizione sappiamo che l’universo si crea quando ha coscienza di esistere.

E’ quell’azione organizzatrice sostenuta da coordinate precisa i cosiddetti numeri di dio che organizza una materia che era quasi solo un sogno nella mente di qualcosa di immenso ma inattivo.

La coscienza è il libero arbitrio sono gli assiomi fondamentali su cui poggia l’intero edificio della scienza e in particolare della fisica quantistica la quale è fortemente caratterizzata dall’esistenza di un osservatore in grado di prendere coscienza in primo luogo di se e poi dei risultati degli esperimenti.

E ancora

da questo principio scientifico ( l’importanza dell’osservatore ndr) ne scaturisce un altro un universo senza una coscienza preesistente rimarrebbe in uno stato indefinito.

Ossia

senza la presenza di un osservatore cosciente, le particelle al più esistono in uno stato indeterminato di onde di probabilità..

Senza qualcosa che organizza dalla disgregazione della materia preesistente (separazione delle acque, creazione del tempo) la vita sarebbe soltanto una possibilità. Ma senza un azione che coordini e progetti tali possibilità non esisterebbe un universo né la terra
la materia primordiale è confusa e concentrata in un punto ad altissima densità e temperatura.

E’ materia ad alto potenziale che va poi a costituire ogni realtà dell’universo.

 

La realtà del nostro mondo è quindi caratterizzato da un processo di disintegrazione organizzatrice: cioè il cosmo si organizza disintegrando.

E’ in tale contesto che va ripensata l’idea del caos. In un universo singolare e originale il caos ne è parte integrante. La cosmogenesi si effettua nel caos e tramite il caos.

E non vi sembra familiare questo concetto?

In principio Dio creò il cielo e la terra.
Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

E’ un intelligenza capace di separare e nominare ossia far esistere che inizia la storia umana.

E cosi la bibbia, ma come ogni scritto sacro diviene qualcosa di più di una leggenda, di un mito di una favola, ossia diviene la modalità con cui grazie a un linguaggio musicale e ritmato ( poetico) si può indagare il mistero dei misteri l’uomo e il suo ambiente.

E questo modo allegorico, simbolico e ricco di archetipi è capace di contenere più piani di significato, cosi da poter essere scientifico, religioso, sacrale e di iniziazione.

Cosi come il cosmo anche l’uomo deve disgregarsi per potersi evolvere. Basti pensare alla torre di Babele dove l’uomo diventa la verità necessaria al cammino umano.

E’ un libro ricco di scoperte, di suggestioni e di meraviglia, cosi come in fondo è meravigliosa questa nostra avventura in questo mondo strano a volte difficile da decifrare ma che proprio grazie al suo enigmatico porsi alla nostra percezione ci permette di spingersi più in la dei confini limitati della nostra quotidianità.

In fondo

L’uomo incontra Dio dietro ogni porta che la scienza riesce ad aprire

Albert Einstein

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