Non sono solo i Rolling Stones - Magazzino Jazz
13 Settembre 2022

Guido Michelone, Rolling Stones. Non è solo rock and roll, Diarkos, 2022

Ultima fatica del prolifico giornalista e critico Guido Michelone che questa volta affronta “il mito più” del rock: quello delle Pietre Rotolanti, una saga inossidabile al pari di quella della Regina Elisabetta. Il libro traccia un profilo sintetico del gruppo in sei decenni di attività. L’ottica è ben riassunta in una frase del volume: “…questa band (è) la miglior rappresentazione simbolica di ciò che il rock and roll incarna da sempre quale modus vivendi, autoglorificazione, weltanschauung, dialettica arte-industria, connubio rito performance, mitologia contemporanea”. Tanti anni sui palchi, in studio e in ogni forma di supporto dal valore commerciale hanno portato gli Stones a rappresentare per la cultura popolare tutto e il suo contrario. Un “brand” sempre vendibile scrive Michelone, il quale completa questo aspetto con un capitolo dedicato al “lessico rollingstoniano” dove si trova un bel florilegio di citazioni della critica tra il 1964 e il 2022. Il libro si chiude con la pandemia e l’ultimo tour, passando per una piccola gemma che segna una riconciliazione con il vero spirito nero della loro musica come Blue and Lonesome (2016).

A margine del lavoro di Michelone dico la mia.

A bocce ferme -meglio: a pietre non rotolanti- questo disco sembrerà l’ultima zampata, l’omaggio elettrico di vecchi borghesi bianchi arricchiti e sopravvissuti che forse per l’ultima volta accendono il motore a blues. Gli anni di mestiere pesano tutti e in ogni dettaglio: dalla scelta deliziosa dei brani (che non sono proprio tutti i primi del messale blues) a quella dell’immaginario collegato. Basta cercare in rete il video diretto da François Rousselet di Ride ‘Em On Down. Sull’altare del mito le vecchie pietre depongono una mustang del ’68 di un color blu scintillante che fa da pendant al cielo di L.A. e ai jeans attillati di Kristen Stewart, in primissimo piano durante una lapdance eseguita mentre -sigaretta accesa in bocca- fa il pieno maneggiando la pompa della benzina (tutti i riferimenti all’immaginario da officina sono pura libido-stones). Bella e rock Kristen sgasa e lascia giù copertoni in un tour di blues erotico dal centro alla periferia di Los Angeles. Siamo ancora lì a sbavare arrapati per la donna, la macchina, la città degli Angeli che il brano finisce di colpo e Kristen ci fa il dito medio. Ride ‘Em On Down è uno sgangherato e poco noto blues down home del molto poco noto chitarrista Eddie Taylor; con un suono solo un pelo più aggiornato di quello in uscita da un vecchio 45 giri Vee Jay degli anni Cinquanta. Un pezzo che fa tanto Jimmy Reed, uno che ai pietroni piace tanto tanto. Ricordo che in una vecchia intervista Mick Jagger disse che quando si trovavano per un nuovo disco e non avevano idee o non sapevano cosa fare attaccavano un numero boogie. Buon vecchio blues. Il blues ha dato tutte le soddisfazioni, gli onori e le ricchezze alle pietre che hanno simpatizzato con il diavolo. Si avvicina il crocicchio e il demone si prepara a riscuotere: pagamento in blue notes infette. Bisogna contaminare le nuove generazioni.

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