Buongiorno lettori,
oggi torno con una recensione di un altro bellissimo libro, edito Diarkos (che ringrazio sempre moltissimo per la gentilezza e la disponibilità di farmi leggere i loro libri, che non deludono mai).
Da appassionata di ciclismo, non mi faccio di certo scappare i saggi scritti dal celebre giornalista Beppe Conti, esperto del mondo del ciclismo professionistico e dei grandi atleti, del passato e del presente, che hanno disegnato e segnato la storia di questo splendido sport, sia con imprese epiche e sia per tragici avvenimenti, a volta sorti anche solo per colpa del fato, non sempre per mano dell’uomo.
Ancora una volta quindi mi sono lasciata guidare dalla sua penna illustre, leggendo il libro di cui vi parlo oggi: “Pantani – Vita e imprese del Pirata“.
Marco Pantani non ha di certo bisogno di presentazioni, o almeno spero, nel bene e nel male tutti penso che ne avete sentito parlare, anche chi non segue questo sport. E spero che anche i più giovani conoscano il suo nome, ma nel caso questo libro è perfetto per conoscerlo, come grande atleta e altrettanto fragile uomo.
Pantani, nato a Cesenatico nel 1970, diventerà uno dei più grandi ciclisti italiani (forse l’ultimo della nostra storia contemporanea). Sin da dilettante si mostra propenso a diventare un ottimo scalatore, arrampicandosi su qualsiasi erta, anzi quando la pendenza diventa più arcigna lui sembrava diventare ancora più potente, veloce e agile.
Beppe Conti ripercorre capitolo dopo capitolo la sua vita travagliata, perché purtroppo la sua vita (anche quella ciclistica) sembrava perseguitata dalla malasorte, come se una sorta di “nuvola di Fantozzi” lo seguisse in ogni corsa. Sono diverse le corse che per colpa della sventura perse e addirittura cadendo si procurò seri infortuni, costringendolo a lunghi periodi di riposo, lontano dalla bicicletta.
Eppure il ciclista si riprese sempre, diventando sempre più forte di prima… portandolo ad arrivare alla vetta del mondo del ciclismo, vincendo nella stessa magica stagione (quella del 1998) Giro d’Italia e Tour de France (come Fausto Coppi prima di lui). Senza contate che nel 1995 aveva già dato prova di essere un fuoriclasse, arrivando terzo al campionato del mondo, svoltasi in Colombia, quindi su un tracciato per nulla semplice.
Poi tutto cambiò quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio. Si stava disputando il Giro d’Italia, con Pantani ovviamente in Maglia Rosa, quando l’antidoping trovò il suo ematocrito con un valore di 53 (il limite imposto dall’UCI era 50). Da quel dannato giorno tutto cambio, sia la vita del ciclista Pantani, sia la vita dell’uomo Marco… e anche tutto il mondo del ciclismo.
Pantani si dichiarò sempre innocente, sentendosi vittima di un complotto e forse non ebbe accanto persone che riuscissero a farlo restare in sé, così si lasciò andare, precipitando in un baratro sempre più profondo, che lo portò alla scomparsa prematura il 14 febbraio 2004.
In questo libro Beppe Conti porta il lettore a conoscere tanti momenti della vita di Marco Pantani, dalle sue grandiose vittorie, battendo ciclisti di alto livello, alle sue sventure e a tutti i problemi giudiziari conseguiti dopo “il caso di Madonna di Campiglio”.
L’autore con una scrittura semplice, ma precisa, illustra perfettamente ogni situazione. Quando racconta le corse pare di tornare indietro nel tempo ed essere ai bordi della strada, vedendo strecciare Pantani e gli altri ciclisti, sembra perfino di sentire la folla incitarlo e lo speaker urlare il suo nome.
Beppe Conti è stato molto preciso anche a spiegare tutti i guai che dovette affrontare Pantani, e mi è piaciuto come abbia anche spiegato che quel “ematocrito a 53” non volesse dire per forza che fosse “drogato” o cosa, anzi a volte anche il cambiamento di ambiente, di altitudine, di stress, può portare a variazioni del sangue, senza per forza l’utilizzo di sostanze proibite. Come si sa (o almeno come si dovrebbe sapere), non tutti siamo fatti uguali, ad esempio io ho valori di globuli bianchi sopra alla media e sono comunque sana.
Come illustra l’autore ci sono stati tanti misteri dietro a quella mattina, tanti dubbi e incongruenze che portarono a fare molte domande e illazioni (chi nel bene e chi nel male) e ancora oggi se ne parla e si fanno mille congetture. Una su tutti, Beppe Conti spiega che l’apparecchio che calcolava il valore del sangue doveva essere ricalibrato ogni volta si spostasse e cambiasse la temperatura di più di 5,5 gradi centigradi (a Madonna di Campiglio parliamo di quota 1550 metri, contando che il controllo del sangue fu fatto alle 7 e 45 di mattina!) e questa “ricalibrazione” lo diceva la stessa casa costruttrice dell’apparecchio… invece non era stato fatto. Perché? Inoltre sempre la stessa casa costruttrice diceva che il valore poteva cambiare fino a 10 punti! L’UCI aveva adottato questo apparecchio solamente perché l’unico facilmente trasportabile.
Ma forse non avremo mai nessuna risposta… e anche se scoprissimo la verità, a cosa servirebbe? Quel grande ciclista e uomo che era Marco Pantani è stato distrutto in ogni cellula del suo corpo.
Per scoprire quindi tutto sulla vita del Pirata questo è un libro perfetto, e mi è piaciuto anche che è stato trascritto anche una sorta di “testamento” scritto da Marco stesso, forse però quando ormai la mente era troppo annebbiata, perché sono frasi sconnesse, che a una prima lettura appaiono anche senza senso… ma invece un senso ce l’hanno ed è anche profondo.
Inoltre mi piace che in fondo contenga pure diverse dichiarazioni di altri ciclisti e appassionati.
Un libro per tutti, appassionati di sport e se volete conoscere la vita di questo atleta… che da vent’anni pedala libero nel cielo.
Buona lettura!
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