Recensione di A.C., Professore di Lingua e Letteratura Italiana e Latina, Giornalista e Appassionato di Sport
Si intitola semplicemente JANNIK SINNER, l’ultimo libro di Riccardo Crivelli, edito da Diarkos lo scorso ottobre. Ma, se l’autore non si offende, parafrasando il titolo di un famoso film di Pedro Almodóvar, si potrebbe anche dire: TUTTO SU JANNIK SINNER. Perché nel libro di Crivelli c’è davvero tutto Sinner: il campione e l’uomo.
Riccardo Crivelli, giornalista della Gazzetta dello Sport, il tennis lo conosce bene: sul quotidiano sportivo milanese è responsabile della rubrica “Tennis” e come scrittore aveva già narrato le imprese di altri campioni della racchetta: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Che ora completi la serie con un libro sul nuovo campione, è assolutamente naturale.
Crivelli ripercorre tutta la carriera di Sinner, dagli inizi al circolo tennis di San Candido sotto la guida del suo primo maestro, Andreas Schönegger, sino all’estate del 2024. Mancano dunque nel libro le ultime vittorie autunnali: il “6 Kings Slam” in Arabia Saudita, le finali ATP di Torino, la riconquista della Coppa Davis a Malaga. Ma il resto c’è tutto, con molta precisione e senza nascondere momenti e situazioni non del tutto positivi o che comunque hanno destato qualche perplessità e critica, come la doppia rinuncia alle Olimpiadi (Tokyo e Parigi) o il caso clostebol, non ancora definitivamente chiuso a livello disciplinare. Ma ciò che domina, nel racconto di Crivelli, è la straripante, vorrei dire inarrestabile ascesa di Sinner: anno dopo anno, match dopo match.
Crivelli descrive tutte le gare di Sinner, quelle vinte e quelle perse. Attenzione particolare viene dedicata alle sfide con i grandi campioni, quelli che in quel momento dominavano il ranking: Nadal, Medvedev, Djokovic e tanti altri, compresi gli italiani Musetti e Berrettini. Grandi campioni che, se all’inizio hanno avuto la meglio su Sinner, poi sono stati a loro volta sconfitti e hanno dovuto riconoscere la superiorità del ragazzo venuto da Sesto in Val Pusteria. Un discorso dedica Crivelli alle sfide tra Jannik Sinner e Carlitos Alcaraz, partendo dal loro primo faccia a faccia, il 2 Aprile del 2019 al Challenger di Villeda in Spagna: Carlitos, quindicenne, si è imposto nettamente (6-1 6-0) e Sinner non è riuscito a trattenere lo stupore: “Ma tu, quanti anni hai?” gli ha chiesto a fine gara. Una rivalità, quella tra Jannik e Carlitos, “destinata a marchiare a fuoco il tennis degli anni a venire”. Sono loro i due “capitan futuro”, come li chiama Crivelli.
La descrizione delle gare e del cammino di Sinner è quanto mai precisa e documentata, vorrei dire rigorosa, anche perché Crivelli evita saggiamente di mischiare con lo sport propriamente detto elementi collaterali o notizie da gossip. Li relega nell’appendice.
Quello che Riccardo Crivelli mette in risalto prima di tutto è la personalità straordinaria di Sinner, capace di scelte chiare sin dalla giovanissima età. La prima è la scelta del tennis a discapito dello sci, dove era già molto più che una semplice promessa. La seconda, importantissima, all’età di 13 anni, è il trasferimento dalla Val Pusteria, quasi in Austria, a Bordighera, quasi in Francia, presso l’Accademia di Riccardo Piatti, il maestro cui Sinner deve la prima crescita e l’ingresso nel tennis che conta. Ma altrettanto importante è la terza scelta: il distacco dallo stesso Riccardo Piatti per costruire un team tutto nuovo, con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Scelte nette, decise, di un ragazzo che ha ben chiaro l’obiettivo cui tende: diventare un campione di tennis, possibilmente il più grande di tutti.
Altro elemento costante nella descrizione di Crivelli è l’atteggiamento che Sinner ha nei confronti della sua professione: lavorare, allenarsi, migliorare sempre, carpire i segreti dei più forti, far tesoro degli errori commessi, imparare dalle vittorie ma ancor di più dalle sconfitte. Con questa mentalità, con questo impegno continuo, quasi maniacale, Jannik Sinner è diventato il numero uno. Da qui la sua capacità di risolvere a proprio vantaggio anche match che sembravano ormai compromessi. Gli esempi, nella carriera di Sinner, non mancano e Crivelli li ricorda con precisione.
Per rendere più viva la sua narrazione, Crivelli utilizza molto spesso le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Sinner al termine delle gare. Spiegazioni chiare, lucide, autocritiche quando serve. Ne risulta un ragazzo che non si deprime mai nella sconfitta e che non si esalta oltre misura nella vittoria. Un equilibrio nelle dichiarazioni che corrisponde esattamente al suo equilibrio interiore e comportamentale, in campo e fuori.
Con queste caratteristiche, scrive Crivelli, Jannik Sinner si avvia a diventare un “campione epocale”, ossia un campione in grado di segnare un’epoca nella storia del tennis. E forse non solo del tennis, ma dello sport in generale, se è vero, come è vero, che già oggi è riuscito ad attirare l’attenzione anche da parte di molti che mai si erano interessati al tennis. Lo testimoniano, tra l’altro, i dati auditel che, quando gioca Sinner, sono degni della Nazionale di calcio. Uno sportivo totale, dunque. Come erano stati ad esempio, nel recente passato, pur con caratteri e comportamenti diversi da lui, campioni come Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, Valentino Rossi e Marco Pantani.
Recensione al link: https://paginedisport.net/2025/01/07/recensione-del-libro-jannik-sinner-di-riccardo-crivelli/