Nuova recensione al saggio di Sergio Giraldo "L'impero minore" di Archivio Storico
13 Giugno 2025

Con "L'impero minore" Sergio Giraldo propone un contributo di notevole rilievo, capace di integrare un'acuta analisi geopolitica con una solida competenza tecnica in campo energetico e industriale.

Il testo affronta in maniera articolata e documentata le fragilità strutturali dell'Unione Europea, proponendo una lettura organica della crisi che investe contemporaneamente le sfere produttiva e istituzionale del Vecchio Continente. Giraldo, forte di un'esperienza pluridecennale nel settore dell'energia, offre un'interpretazione lucida e critica delle trasformazioni economiche e delle derive tecnocratiche che, a suo giudizio, hanno progressivamente minato la sovranità degli Stati membri.

  L'analisi prende le mosse con una riflessione di ampio respiro storico sul "vincolo esterno imperiale", espressione con cui l'autore descrive il progressivo affidamento delle scelte macroeconomiche nazionali a strutture sovranazionali prive di un'autentica legittimazione democratica. In questa prospettiva, l'Unione Europea emerge come un'entità post-sovrana, caratterizzata da una governance elitaria e da un'impostazione macroeconomica rigidamente ordoliberale. Giraldo evidenzia come l'adozione di un modello di sviluppo fondato sull'export competitivo, sul contenimento della domanda interna e sulla compressione salariale abbia avuto effetti recessivi persistenti, deteriorando il tessuto industriale e sociale di numerosi Paesi membri.

  La parte centrale del libro è dedicata all'analisi delle cause profonde della crisi industriale europea. L'autore individua due snodi critici: la dipendenza energetica e la transizione ecologica. Da un lato, la scelta di affidarsi in modo squilibrato alle forniture di gas provenienti dalla Russia — in un contesto internazionale instabile — ha generato una vulnerabilità strutturale culminata nell'esplosione dei prezzi energetici a partire dal 2022. Questo shock ha acuito i processi di deindustrializzazione già in atto, accelerando la fuga di capitali produttivi verso l'Asia orientale.

  Dall'altro lato, Giraldo esprime una valutazione fortemente critica del Green Deal europeo. Pur riconoscendo la legittimità degli obiettivi ambientali, l'autore sottolinea l'asimmetria tra le ambizioni regolatorie dell'UE e la sua reale dotazione di risorse critiche necessarie alla transizione. Il rimpiazzo accelerato dell'infrastruttura energetica tradizionale, sostiene Giraldo, comporta costi elevatissimi e benefici incerti, soprattutto in assenza di una politica industriale coordinata e di investimenti pubblici adeguati. In questo contesto, le rigide regole fiscali europee ostacolano l'intervento pubblico, aggravando ulteriormente la stagnazione economica. Il risultato è un'iniziativa ecologica che, nelle parole dell'autore, si configura come "recessiva", cioè incapace di stimolare crescita e occupazione.

  Il nucleo concettuale più innovativo del volume risiede nell'interpretazione dell'UE come "impero minore": un'entità che aspira al rango di attore globale, ma priva della coesione politico-istituzionale necessaria per sostenerne il peso. Giraldo contesta la narrazione dominante che presenta l'UE come un modello avanzato di integrazione post-nazionale, suggerendo invece che essa rappresenti un'articolazione neocoloniale degli interessi prevalenti — in particolare quelli franco-tedeschi — a discapito delle economie periferiche.

  La debolezza strutturale dell'architettura comunitaria, secondo l'autore, non è solo economica, ma anche democratica: le istituzioni europee si caratterizzano per una notevole opacità decisionale e una distanza crescente dai cittadini. L'assenza di una vera sfera pubblica europea e l'incapacità di coniugare tecnocrazia e rappresentanza rendono il progetto europeo vulnerabile a crisi di legittimità e a derive populiste.

  Giraldo chiude il saggio con una proposta di rifondazione politica. Il superamento della crisi — afferma — passa attraverso il recupero della sovranità nazionale come strumento di autodeterminazione democratica e di ricostruzione industriale. Senza auspicare un ritorno a forme autarchiche o isolazioniste, l'autore immagina una nuova configurazione dell'Europa basata sul rispetto della pluralità degli interessi nazionali e su un modello di sviluppo fondato sul rafforzamento della domanda interna, sulla resilienza produttiva e su una politica energetica autonoma.

  "L'impero minore" si rivela uno strumento prezioso per comprendere la portata delle sfide attuali e future che attendono l'Europa. La tesi centrale — secondo cui non può esservi libertà politica senza autonomia economica — risuona con forza in un momento storico segnato da conflitti geopolitici, transizioni tecnologiche e tensioni sociali. Un'opera che non si limita a denunciare, ma che invita a ripensare criticamente le fondamenta della convivenza europea. 

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