Marco Trevisan firma per Diarkos (2025) un saggio di taglio giornalistico che cerca di leggere, tema dopo tema, il rapporto fra due protagonisti che hanno rimodellato immaginari, istituzioni e mercati: Donald J. Trump ed Elon Musk. La struttura del libro è chiara e deliberata: tre parti che alternano i profili biografici, un confronto tematico e una conclusione di carattere più ampio, con appendici di “frasi celebri”. L’impianto, fatto di capitoli doppi — con una parte dedicata a Trump e quella successiva a Musk — favorisce il confronto e facilita la lettura, rendendola di facile fruizione anche per chi non ha una conoscenza approfondita della politica statunitense.
Trevisan è abile nel recuperare aneddoti, tweet, dichiarazioni e sequenze biografiche che rendono immediata l’immagine dei due protagonisti. Il ritratto di Trump traduce in parole il bullo della scena pubblica, il maestro del “deal” e il politico capace di trasformare scandali e sconfitte in strumenti di consenso; il profilo di Musk insiste sul rude mélange fra ingegneria visionaria, spirito imprenditoriale e un’autorappresentazione messianica basata sulla tecnologia. In questo contesto, l’autore non risparmia i toni satirici e qualche tratto ironico che vivacizzano il testo e che spesso rendono gustosa la lettura per il lettore generale.
Dal punto di vista documentale, come anticipato, il volume si regge su una ricca raccolta di fonti giornalistiche e citazioni: questo lo rende solido sul piano dell’illustrazione quotidiana degli eventi e dei comportamenti pubblici. Tuttavia, proprio per via dell’abbondanza di episodi e del registro spesso narrativo, all’interno del testo non trova spazio un maggiore ricorso a strumenti analitici rigorosi — tabelle economiche, evidenze statistiche o approfondimenti metodologici — che avrebbero permesso di misurare con più precisione l’effetto concreto delle politiche trumpiane o delle scelte industriali di Musk. Dove il libro eccelle è nella capacità di raccontare come la comunicazione diretta, la personalizzazione del potere e la spettacolarizzazione della politica siano divenute leve decisive nella governance contemporanea; dove invece è più fragile è nella costruzione di un’argomentazione politica che vada oltre il taglio giornalistico — ma probabilmente non era questa l’intenzione dell’autore.
Prendiamo come esempio emblematico la descrizione del ruolo delle tecnologie delle aziende di Musk nello scacchiere internazionale. Trevisan racconta efficacemente come Starlink sia diventata uno strumento di connettività strategica, capace di collegare aree rurali ma anche campi di battaglia, e come l’uso o la sospensione di questi servizi nella guerra russo-ucraina abbiano rivelato i nodi del potere privato nella geopolitica contemporanea. Il racconto di questi episodi mette in luce il problema reale di un individuo che può connettere o disconnettere attori sul terreno, ma resta sostanzialmente descrittivo, senza soffermarsi su considerazioni di tipo normativo o giuridico: le implicazioni legali, le responsabilità transnazionali e i quadri regolatori sono evocati, ma non sempre analizzati.
Tuttavia, è sul piano dell’interpretazione geopolitica che, a nostro modo di vedere, il libro mostra una forte inclinazione verso le categorie di pensiero che dominano il discorso occidentale: la Cina viene presentata come una variabile strutturalmente conflittuale ed etichettata attraverso formule tipiche del lessico occidentale (“regime autoritario”, p. 131), così come il conflitto russo-ucraino è raccontato attraverso la lente occidentale (“invasione russa dell’Ucraina”, p. 97; “invasione della Crimea”, p. 122). Tale scelta interpretativa rende il testo confortante per il lettore che già aderisce a quella prospettiva, ma limita la capacità dell’opera di mettere in discussione narrazioni consolidate o di offrire quadri alternativi e plurali. Quando Trevisan affronta l’approccio di Trump e Musk verso Pechino, poi, emerge un uso di categorie nette (prudenza calcolata, confronto commerciale) che semplifica questioni strategiche complesse, riducendo la profondità analitica in favore di efficaci immagini giornalistiche.
Di pregio, come detto, sono lo stile e la leggibilità: la scrittura è scorrevole, talora pungente, e pensata per un pubblico ampio che va dal lettore interessato alla politica contemporanea allo studioso non specialistico. La scelta di alternare episodi biografici a quadri tematici aiuta a mantenere la tensione narrativa e a fornire al lettore una mappa utile per orientarsi tra fatti, frasi e possibili conseguenze. Si tratta, dunque, di un’opera che si presenta per essere letta dal grande pubblico, senza l’intenzione di cimentarsi in un confronto accademico più approfondito.
In conclusione, Musk vs Trump è un libro prezioso come ritratto critico e come strumento per comprendere come due figure a loro modo straordinarie (nel senso letterale di “fuori dall’ordinario”) plasmino immaginari e politiche del nostro tempo. Marco Trevisan offre una lettura informata e spesso tagliente, capace di stimolare domande importanti sulla relazione fra capitale privato, tecnologia e sovranità politica. Per chi cerca una buona sintesi critica e raccontata con vivacità, il volume rappresenta una lettura consigliata.
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