Il particolare, del trittico del giardino delle delizie “’Inferno”, è la copertina del nuovo libro del professore di Antropologia, Massimo Centini“Hieronymus Bosch. L’artista del diavolo” ( pp.316 ill. Diarkos – foto copertina ). L’autore dipana un’indagine su Bosch e la sua opera, effettuando un viaggio all’interno di un arte in cui allegoria e simbolo danno sostanza a un tessuto pittorico bello e mostruoso, nel quale la purezza e peccato si stringono in un magma che prova a adularci, invitandoci a percorrere itinerari sui quali non sempre è facile scindere il bene dal male.
Artista per certi aspetti misterioso, la cui biografia , le scelte tematiche di una parte rilevante della sua opera, oltre all’impostazione formale che trasversalmente ne caratterizza la poetica, convivevano in una sorta di osmosi paradossale, ancora non chiarita nelle sue fitte trame. Il pittore ha riversato nelle sue opere un dolore e una tragedia che non sembrerebbero averne però travolto la vita, quella di un buon cattolico, agiato pittore di bottega.
Figlio d’arte, di Bosch, non si conoscono i suoi maestri , quelli più vicini al modello poetico che ancora oggi lo rende unico: indubbiamente la sua formazione ne risentì della cultura degli altri pittori coevi. L’autore, attraverso i sedici capitolo del saggio, “in una nota precisazione ribadisce che le opere attribuite a Bosch sono circa una ventina (secondo il parere dei maggiori esperti); inoltre , nessuna è datata e anche le firme hanno suscitato qualche perplessità; va poi ancora aggiunto che molte volte alcune tavole sembrerebbero parti di complessi più ampi –quasi sempre trittici – smembrati nel passato e pertanto non più ricostruibili, vista l’assenza di fonti.
Inoltre sono meno di una trentina i documenti d’archivio che si riferiscono all’artista: ma nella maggioranza dei casi si tratta di atti legati a compravendite, affitti, azioni finanziarie in genere e a limitate transazioni legate alla sua attività artistica”.
Hieronymus non fu un pittore demoniaco, un adepto di Satana sempre pronto a ricercare nelle suggestioni del sabba una risposta alle sue domande terrene: fu invece uno spirito profondamente calato nella realtà del suo tempo. Un tempo travolto dalla lotta contro l’eresia e la stregoneria , dalle epidemie, da una parte del clero attratta dal languore del potere terreno: insomma un’epoca trapuntata dai segni di un Medioevo che, nelle Fiandre di quel periodo, non era ancora del tutto estinto.
”Hieronymus Bosch rimane ancora tutt’oggi un enigma. Quello che crediamo di sapere di lui è solo una parte del grande mistero da cui è avvolto questo straordinario artista che, a cinque secoli di distanza resta più contemporaneo che mai”.
Massimo Centini nel suo libro conduce un’analisi senza perdere di vista gli aspetti più suggestivi e anche un po’ misteriosi della vita di Hieronymus Bosch, affascinando il lettore pagina dopo pagina attorno ad un Maestro dell’arte ancora molto da indagare e studiare.
L’autore con questo libro ha gettato le basi per nuovi sviluppi e studi.
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