Storie maledette del calcio, il lato oscuro dello sport più bello del mondo - Let's Book
21 Febbraio 2024

Il giornalista Roberto Maida narra le tragedie più misteriose della storia del calcio italiano basandosi su testimonianze, inchieste e aneddoti.

È giusto, è umano che i ragazzini guardino sognanti le imprese dei grandi calciatori. Negli anni questa forma di ammirazione quasi religiosa è diventata più semplice da praticare. Non esistono partite importanti che non siano teletrasmesse, non esiste campione che non si esprima sui suoi account social, stabilendo così un rapporto diretto tra sé e i suoi follower, quelli che una volta si chiamavano semplicemente tifosi o magari ammiratori. Il calcio nel nuovo millennio è cambiato in tutte le sue espressioni: tecnica, tattica e anche umana. Il prototipo del calciatore riservato e poco accessibile, che fino agli anni Novanta era ancora interpretabile, oggi è un ricordo di chi ha vissuto quel mondo quasi pionieristico. Vale per i momenti positivi, ma anche per quelli negativi, fino ad arrivare all’estremo, ai drammi che ogni persona vive nella propria vita e alle quali i campioni del calcio non possono sfuggire.

Storie maledette del calcio di Roberto Maida ha lo scopo di raccontare vite di calciatori finite male, anzi. Malissimo: nel peggiore dei modi, cioè con la morte. Attenzione, però: al centro del mirino non ci sono i decessi in campo, come quella di Renato Curi o di Piermario Morosini, bensì le tragedie di ragazzi più o meno cresciuti che sono morti per altri motivi. Più o meno tutti conoscono la triste vicenda di Diego Armando Maradona, il più grande, che se n’è andato in solitudine e per negligenza di cure, ma quasi nessuno conosce la storia agghiacciante di Michele Rogliani, un ragazzo che nelle giovanili del Vicenza era stato designato come un possibile erede di Paolo Rossi, bruciato vivo nella sua stanza a Venezia, dove era stato legato per resistere al bisogno di bucarsi.

A Gigi Meroni, “la farfalla granata”, investito da un’auto a Torino, è stata dedicata addirittura una fiction, ma solo qualche anziano tifoso della Roma ricorda Giuliano Taccola, attaccante che morì nello spogliatoio dello Stadio Amsicora di Cagliari, dove aveva raggiunto i suoi compagni di squadra al termine di una partita che aveva visto dalla tribuna perché febbricitante. Storie oscure, come quella di Denis Bergamini, una morte etichettata inizialmente come suicidio, che in realtà suicidio non era; o come quella di Agostino Di Bartolomei, ex capitano della Roma, ucciso dal suo stesso male di vivere.

È un libro che merita grande attenzione e considerazione per il meticoloso lavoro che c’è dietro. Non è una semplice raccolta di ritagli di giornale ingialliti. Maida, da cronista di razza quale si dimostra da sempre sulle pagine del Corriere dello Sport, è andato alla ricerca di fonti affidabili: ha contattato mogli, fidanzate, figli, compagni di squadra, allenatori. Ha raccolto una quantità di informazioni che probabilmente gli avrebbe consentito di scrivere tremila pagine anziché le trecento che ne sono risultate. Lo stesso autore spiega la scelta stilistica citando Mario Sconcerti, grande giornalista scomparso recentemente e grande amico della famiglia Maida: “La differenza tra un articolo e un libro è la pace della parola. L’aggettivo, l’avverbio devono essere sempre quelli precisi, essenziali, esatti”.

Quando si mettono insieme tante storie così differenti tra loro, il rischio è quello di disorientare il lettore, di perderlo per strada. Non è questo il caso. Ognuna delle vicende narrate inchioda chi legge con il giusto ritmo e il giusto numero di pagine dedicate, il racconto tratteggia sempre in maniera molto limpida la personalità del protagonista, accenna con discrezione alle sue imprese sportive, ma scava soprattutto nel dopo, nelle conseguenze umane e penali che queste tragedie hanno lasciato.

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