L'autrice ci dimostra con una narrazione accurata ed empatica che, oltre all'immagine della regina ripudiata e ferita dal consorte, il re d’Inghilterra Enrico VIII, c'è molto di più. Figlia dei sovrani cattolici Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia, prima donna in Europa a ricoprire l’incarico di ambasciatrice a corte, instancabile nella carità cristiana quanto capace di vincere sul campo di battaglia, Caterina si dovette fare largo dentro una società di uomini e scontrare con i loro sadici giochi di potere. Com'è nata la sua passione per i Reali? E quanto l'affascina la storia delle dinastie? «La mia passione per i Reali risale a quando ero bambina. Mia madre ha insegnato inglese per tanti anni alle scuole medie. In casa ho sempre trovato libri di grammatica, storia e letteratura del Regno Unito. Erano letture “da grandi” che mi attiravano. Sono cresciuta negli anni Ottanta e Novanta: a livello mediatico, tra le grandi celebrities di allora, sul podio, c’erano i Windsor». Dopo il libro su Anna Bolena ci racconta ora Caterina D'Aragona. La bellezza e la complessità del lavorare a un testo storico? Come avviene di solito la sua ricerca delle fonti? «Trovo interessante immergersi nella Storia provando a togliere le proprie lenti e mettendo, per un attimo, quelle di chi è vissuto all’epoca, con strutture sociali e codici comunicativi molto diversi dai nostri. Ma è anche questo che mi appassiona. Nel rispetto dei tempi concordati con l’editore, ho visitato alcuni archivi e collezioni reali, in parte disponibili anche in versione digitale – una miniera di documenti e testimonianze – ho studiato alcuni saggi e biografie di esperti accreditati, ho ripreso in mano testi di storia e filosofia del mio liceo. Mi sono stati utili, in seconda battuta, anche alcuni romanzi storici indicati, come le altre fonti, nelle bibliografie e sitografie finali». Quali sono gli aspetti di Caterina D'Aragona che non conosceva e che l'hanno particolarmente colpita? «Per parlare di Caterina D’Aragona, a iniziare dai banchi di scuola, si è usato per lo più, finora, un linguaggio parentale: “figlia di”, “moglie di”. E ci si è concentrati sul suo ruolo di vittima: la povera consorte tradita e ripudiata. In realtà è molto di più. Un personaggio a tutto tondo con una personalità forte e carismatica, incisiva nei suoi punti di forza così come nei suoi aspetti più ostici».
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